Ciao Marco e grazie di tutto!

marco

Ricordo chiaramente la conferenza stampa nel maggio del 2012, quando l’Impact presento’ ufficialmente il primo giocatore designato nella storia del club. Nessuno o quasi dei media presenti (francofoni e anglofoni) sapeva chi fosse veramente quel tal Marco Di Vaio che arrivava a Montreal alla “veneranda età di 35 anni”.
Solo dei sentito dire e notizie pescate a casaccio su internet…
Le prime reazioni, anche quelle dei tifosi, furono alquanto tiepide. Nessuno sapeva veramente cosa aspettarsi da questo giocatore sconosciuto ai più in Nord-America, noto e apprezzato quasi esclusivamente solo dagli appassionati del calcio italiano. Di certo non era un nome altisonante per la MLS come Beckham o Henry. Pochi veramente sapevano che arrivava a Montreal un un centravanti di razza, un numero 9 vero, che nel campionato di Serie A aveva già lottato gomito a gomito per il titolo di capo-cannoniere con un certo Zlatan Ibrahimovic. I primi mesi si è dovuto sorbire (e noi italiani con lui), innumerevoli volte il commento “ma perchè Di Vaio è sempre in fuori-gioco?”. Che fatica tentare di spiegare che il problema non era Marco, ma piuttosto il resto della squadra, che era letteralmente in ritardo di tre secondi sui movimenti del bomber romano. Che dire poi delle sue palesi reazioni in campo nei confronti dei compagni che non riuscivano a leggere i suoi movimenti e ad assecondare le sue intuizioni, considerate qui poco “politically correct” e troppo “latine”.

Ma l’evoluzione della città, seppur lenta era davvero cominciata.

Durante il suo soggiorno a Montreal Di Vaio non è stato solo un giocatore determinante in campo, trascinando a suon di gol la squadra nei play-offs alla sua seconda stagione nella MLS. È stato soprattutto cruciale nel ruolo di ambasciatore del calcio. Con il suo carisma ha svolto un preziosissimo ruolo anche e soprattutto fuori dal rettangolo di gioco, dimostrandosi uomo-immagine di altissimo livello (la ragione principale per cui Joey Saputo e Nick De Santis lo hanno fortissimamente voluto a Montreal), sempre disponibile, capace di esprimersi in quattro lingue (alla faccia di tutti quegli “eroi” della NHL o della CFL tanto decantati dei media locali, che altro non parlano che l’inglese e spesso anche male).
Il mutamento nell’atteggiamento del pubblico che ne è seguito, assistendo in queste 2 stagioni e mezza alle prestazioni un po’ altalentanti della squadra, è stato semplicemente strabiliante. Sentire parlare di 4-4-2 o di 4-2-3-1 sarebbe stato qualche tempo addietro assolutamente impensabile, praticamente come parlare qualche lingua esotica mentre oggi invece se ne discute tranquillamente sugli spalti.
Con quel suo modo di festeggiare i gol baciando la fede, sempre puntuale nel salutare gli ultras (prima e dopo la partita), la leadership e le incazzature e i gesti all’italiana esteriorizzati sul campo. Questi i motivi (ma non tutti), per cui Marco Di Vaio ha conquistato la citta’ intera. Per non parlare dei media (che qui sono completamente assuefatti e succubi all’ hockey su ghiaccio), che finalmente si sono potuti sbizzarrire in interviste nelle lingue ufficiali e non. In questo senso io personalmente mi considero un priviliegiato: la disponibilita di Marco è sempre stata totale, sia in caso di vittoria che in caso di un risultato meno positivo.
Un esempio per tutti: l’intervista che mi ha concesso a caldo negli spogliatoi del BMO Field lo scorso anno a Toronto, dopo la sconfitta patita in ottobre, quando i play-offs sembravano ormai persi.

Joey Saputo e soprattutto Nick De Santis possono tranquillamente affermare: missione compiuta. Il Saputo Stadium è diventata l’arena in cui Marco ha mostrato di che pasta è fatto questo gladiatore che in una chiaccherata informale avuta con lui qualche mese fà, mi aveva gia’ fatto capire che non ci sarebbe stata un’altra stagione con l’Impact e mi ha confidato che la cosa che lo avrebbe scocciato di piu’ sarebbe stata quella di chiudere la sua carriera di calciatore con la squadra all’ultimo posto in classifica. Segno questo che la voglia di vincere non te la puoi inventare, Ce l’hai dentro oppure no e Marco, ancora oggi, ne ha da vendere.

Lo aspetta ora una carriera di dirigente a Bologna (citta’ che lo adora), nella quale siamo sicuri, si sentira’ a suo agio come lo è stato sul campo.

A noi non resta che spera di riuscire a trovare presto un leader come lui, altrimenti ci aspetta un periodo in cui sarà veramente arduo riaccendere la luce del calcio a Montreal.

Ciao Campione, grazie per tutte le gioie e le emozioni che ci hai dato e in bocca al lupo!

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Giornalista radiofonico ed informatico, residente a Montreal e appassionato di calcio, giocato e parlato. Inviato della radio italiana di Montreal CFMB 1280, www.cfmb.ca agli incontri del CF Montreal nel campionato della Major League Soccer.

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Pubblicato su Stagione 2014

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